domenica 12 maggio 2019

LA MACRO FOTOGRAFIA


Il termine macrofotografia definisce l'insieme di procedimenti che consentono di ottenere immagini ingrandite di oggetti molto piccoli.
Queste tecniche, applicate nel setore naturalistico permettono di osservare e riprendere la natura nei suoi aspetti più intimi.
Per fotografare nel campo dell'ultra piccolo bisogna affrontare un gran numero di problematiche, come l'esposizione con il flash a breve distanza.
L'abilità e la disinvoltura nel compiere queste operazioni che all'inizio sembrano difficili, si sviluppa solo con la pratica e con qualche rullo sprecato; la microfotografia infatti è un settore molto uttile dal punto di vista didattico oltre che appassionante.






Alcune delle combinazioni possibili con il sistema macro Nikon



Obiettivo 20mm rovesciato e flash anulare



Con soffietto e 50mm


Con soffietto e 50mm rovesciato

Con 50mm e tubi di prolunga serie K





IL RAPPORTO DI RIPRODUZIONE (RR)

Per fare della macro di buon livello occorre un certo numero di accessori e una discreta padronanza della tecnica fotografica.
Prima di adentrarsi nella descrizione delle attrezzature bisogna definire un concetto fondamentale e cioè il raporto di riproduzione (RR).
Viene così chiamato il raporto matematico tra le dimensioni reali del soggetto e quelle della sua immagine sul piano pellicola.
Un rapporto di riproduzione di 1:1 (soggetto e immagine hanno la stessa grandezza), rappresenta già un ingrandimento considerevole.
Quando si stamperà o si proietterà l'immagine del soggetto questo sarà molto più grande che nella realtà.
Il rapporto di riproduzione dipende dalla focale dell'obiettivo e dalla distanza di messa a fuoco.
Per mettere a fuoco un soggetto vicino, come sappiamo, il gruppo ottico si deve allontanare dal piano della pellicola.
La minima distanza di messa a fuoco, è di circa 45cm dalla lente frontale.
Per ottenere ingrandimenti maggiori bisogna separare l'obiettivo dal corpo macchina utilizzando appositi accessori.


L'ANELLO DI INVERSIONE

ANELLO DI INVERSIONE NIKON BR2A

Con l'aumento dell'ingrandimento, non lo dimentichiamo, diminuisce anche la minima distanza di messa a fuoco: un grand'angolo montato su un soffietto esteso, il soggetto diventa nitido a pochi millimetri dalla lente frontale.
In queste condizioni illuminarlo bene diventa problematico ed è facile urtarlo durante l'operazione di messa a fuoco.
Per risolvere il problema, si puo ricorrere ad un anello di inversione, un accessorio semplice ma di grande utilità.
In macrofotografia è usato per risolvere alcuni problemi delle riprese fortemente ingrandite, come l'eccessiva vicinanza del soggetto alla lente frontale dell'obiettivo.
Questo accessorio serve per montare l'ottica in posizione capovolta cioè con la lente posteriore rivolta verso il soggetto; in queste condizioni, a parità di ingrandimento, aumenta la minima distanza di messa a fuoco.
L'invertitore è composto da un innesto maschio per fotocamera accoppiato ad un anello filettato.
La parte a vite si fissa sull'attacco filtri dell'obiettivo, l'altra su un tubo di prolunga o direttamente alla fotocamera.
Con l'obiettivo capovolto il problema maggiore consiste nella perdita dell'automatismo del diaframma; in questa posizione infatti viene a mancare il collegamento tra la fotocamera e la levetta che comanda l'apertura.
A questa operazione si dovrà provvedere manualmente un attimo prima dello scatto.



I TUBI DI PROLUNGA


Tubi di estensione k1-k2-k3-k4-k5

Tubo adattatore BR-3


Tubo adattatore E2

Tubo di estensione PK13


I tubi di prolunga (o anelli di estensione) sono semplici anelli metallici concepiti per essere interposti fra la fotocamera e l'obiettivo.

Servono per distanziare l'ottica dal piano pellicola, ovvero ad aumentare il tiraggio, così da ridurre la minima distanza di messa a fuoco dell'obiettivo e al tempo stesso aumentare il rapporto di riproduzione; per contro l'aumento del tiraggio rtende impossibile la messa a fuoco di un soggetto posto all'infinito.

In teoria per ottenere una foto ingrandita si potrebbe interporre tra la reflex e l'ottica un qualsiasi tubo, anche di cartone,  annerito all'interno per evitare riflessioni e conseguenti cadute di nitidezza.

In pratica, per problemi connessi alla stabilità degli innesti con il bocchettone porta ottiche della fotocamera e quello con l'obiettivo ( oltre all'impossibilità di trasmettere l'automatismo del diaframma al momento dello scatto), è preferibile orientarsi sui numerosi modelli industriali in metallo.


LE LENTI ADIZIONALI





Nikon close-up da N°0=0,7x da N°1=1,5x da N°2=3x sono indicate per obiettivi Micro di diametro filtri 52mm

La lente adizionale è semplice da usare: si avvita in un attimo davanti all'obiettivo, sulla filettatura per i filtri, e ne riduce la distanza di messa a fuoco in misura tanto maggiore quanto più è elevato il suo potere districo.
Naturalmente si viene a perdere la messa a fuoco sull'infinito.
Le più diffuse e consigliabili sono quelle con potere diotrico che va da +1 a +3.
Usando più lenti insieme, il loro potere diotrico si somma.
E allora, le lenti addizionali sono una mano santa per la macro e le riproduzioni? 
Non propriamente: per aplicazioni così specifiche, in particolare nel caso si desideri raggiungere rapporti di ingrandimento elevati, possono non portare a risultati del tutto soddisfacenti.
Le lenti close-up sono afflitte da difetti di aberrazione ( sferica e cromatica ), che si fanno via via più rilevanti con l'aumentare del potere diottrico.
Oltre a ciò, la lente costituisce pur sempre una superficie aria-vetro in più che i raggi di luce debbono attraversare.
Tutti questi fattori hanno influenza  sulle immagini, che ne risentiranno sotto forma di perdita di nitidezza, specie hai bordi del fotogramma, nonché di una generale diminuzione del contrasto.
Tali considerazioni, senza nulla togliere alla validità di questi accessori, ne rendono comunque sconsigliabile un uso esasperato, nonché l'abbinamento con ottiche zoom ( soprattutto quelli che portano da una focale grandangolare), che avendo di per sé schemi ottici abbastanza critici, soffriranno più delle focali fisse la presenza di un "vetro" aggiunto.
Nessun problema invece con l'esposizione: al contrario di quanto si verifica adoperando accessori come tubi di prolunga o soffietti, le addizionali non modificano la quantità di luce che raggiunge la pellicola.



IL SOFFIETTO





Un soffietto va considerato come un tubo di prolunga la cui misura può essere regolata in modo continuo e, intuibilmente, all'interno di un valore minimo ed uno massimo.
Il soffietto si monta direttamente sul bocchettone portaottiche della fotocamera, tramite un attacco identico a quello degli obiettivi.
Dal lato opposto dell'accessorio si trova invece l'innesto femmina, destinato ad ospitare l'obiettivo di ripresa.
La variazione dell'allungamento avviene grazie ad una slitta lungo la quale le piastre porta-innesto possono scorrere, aumentando o riducendo la distanza che separa l'ottica dal corpo macchina.
Con l'ottica montata su soffietto, la messa a fuoco dell'immagine può essere effettuata entro certi limiti agendo direttamente su l'obiettivo, o, se si fotografa con forti ingrandimenti, intervenendo sulla variazione dell'allungamento; in realtà però, in quest'ultimo caso, si varia anche il rapporto di riproduzione (RR).
Per tale ragione esistono soffietti dotati di doppia slitta: mediante la principale si regola l'allungamento, e quindi il rappoeto d'ingrandimento, sul valore desiderato; si ricorre poi alla slitta secondaria, lungo la quale si muove solidale l'intero sistema fotocamera- soffietto, per mettere a fuoco l'immagine.


Cala la luce...


Dato che la luminosità di un obiettivo dipende dal rapporto fra diametro del diaframma e distanza focale, è evidente che se aumenta il valore di tale distanza, la luminosita diminuisce.
La conseguenza è che quandosi madopera un'ottica su soffietto i valori di apertura riportati sulla ghiera dei diaframmi non fanno più fede, e di conseguenza l'esposizione va compensata.
In linea di massima si deve tener presente che quando si arriva al rapporto di riproduzione 1:1 si perdono un paio di diaframmi di luminosità.
Con il soffietto si conserva la lettura TTL dell'esposizione, e questo è un bel vantaggio.
Nella maggior parte dei casi viene conservata anche la trasmissione automatica del diaframma, e dunque la misurazione della luce a tutta apertura, tramite un rinvio del meccanismo del simulatore.
Ma anche se si perde l'automatismo del diaframma - cosa che avviene, ad esempio, se si monta l'ottica rovesciata tramite un anello di inversione, per aumentare il potere di ingrandimento - resta sempre la possibilità di operare in stop-down; sempre che l'esposimetro reagisca ai bassi livelli di illuminazione che si raggiungono con questa procedura.....
Ma proprio a causa della forte perdita di luminosità che si verifica quando si conseguono forti ingrandimenti (maggiori di 1:1), fotografando con il soffietto si adopera spessissimo il flash, per cui per il calcolo dell'esposizione ci si affida più al numero guida del flash (oppure all'automatismo TTL della fotocamera) che all'esposimetro incorporato.



Gli articoli sono tratti da riviste originali dell'epoca
Le fotografie sono di proprietà dell'autore del blog

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