lunedì 13 maggio 2019

NIKON F90X

LA NIKON CON L'AUTOFOCUS PIU' VELOCE, PER FOTOGRAFI ESIGENTI



Per i progettisti, l'impegno a costruire una reflex autofocus moderna sembra paragonabile a quello necessario a mettere a punto un auto di formula 1:non c'è limite al meglio e occorre non stanacrsi mai di cercare soluzioni tecnologicamente via via più raffinate. Gli utenti sono incontentabili!
Molta acqua è passata sotto i ponti dalla prima reflex considerabile davvero autofocus di massa la Minolta 7000. E ancora di più da quell'ottobre 1981 quando vide la luce la prima Pentax ME-F con sensore AF nel corpon macchina e motorino installato in un apposito obiettivo zoom. Certamente in tutti questi anni e con un susseguirsi di modelli, l'AF ha compiuto passi considerevoli. Si è perfezzionato molto in velocità di risposta elettronica e di trasmissione meccanica del movimento. Si è dotato di un dispositivo di calcolo per il punto futuro.
La cosra però prossegue. Così, eccoci qui ancora una volta a prendere atto della nascita di una reflex Nikon che, aggiungendo la lettera "X" alla sigla F-90, segnala di appartenere alla stessa stirpe della precedente F-90 ma sottolinea di possedere qualcosa di più. Qualche miglioramento nell'autofocus, appunto. E' abitudine dei costruttori giapponesi, quando intervengono su una fotocamera per allungare la vita commerciale di un detterminato modello, mantenere invariata la sigla ed aggiungere le lettere "S" oppure "X": vuol dier che è stata agiunta qualche nuova funzione, oppure che è stata aggiornata la tecnologia di base dell'apparecchio.
Nikon negli ultimi tempi assillata da qualche vivace protesta di professionisti specializzati in riprese sportive, incontentabili di desiderare la massima prontezza dell'autofocus, ha risposto con la F-90X. Non ha voluto tradire un'idea originaria di progetto, di norma il motore deve essere uno soltanto, collocato nella macchina non nell'ottica. Solo in casi estremi, per potenti supertele, la casa giaponese ha ammesso l'eccezzione di obiettivi motorizzati (ottiche serie AF-I).
Osserviamo allora: per essere veloci a focheggiare occorre un motore potente ma capace di partire ed anche di arrestarsi con assoluta immediatezza. Ecco così giustificato il nuovo speciale motorino CORELLES adottato sulla F-90X, simile a quello usato per i lettori dei floppy disc dei computer.
Ma c'è dell'altro: per guadagnare velocita nella risposta operativa dell'AF, sul campo, per la F-90X è stato rivisitato il sistema di sollevamento dello specchio reflex (meccanico, ora con molle più energiche): è stato raddoppiato il tempo di clock del microprocessore interno alla macchina; è stato anche, assicura Nikon, riprogettato l'algoritmo matematico che sovraintende alle funzioni elettroniche dell'aparecchio.



QUANTO DEVE ESSERE VELOCE L'AF?


Utilizzando la F-90X abbiamo riscontrato una eccellente velocità di risposta AF, molto gradita, addoperando il supertele 300mm f/2.8 versione D.
Con risultati, sul campo, analoghi a quelli riscontrati impugnando l'ottimo Canon 300mm f/2.8 su EOS-1. In entrambi i casi si tratta dunque di soluzioni al top, per fotografi sportivi o per naturalisti.
E' invece oggettivamente più difficile, naturalmente, apprezzare un forte incremento di velocità AF con ottiche di focale media (Nikon segnala un accelerazione dell'AF superiore del 25% rispetto alla precedente F-90 ma su di una "corsa corta" la differenza è più difficile da percepire. Dove la F-90X si fa davvero apprezzare, con un sensibile miglioramento, è nella cosidetta velocita di raffica con mantenimento della messa a fuoco AF. E' un aspetto si dice che Nikon è orgogliosa.
Giustamente: poter sgranare una serie di fotogrammi a 4,1 foto/s, in AF, è una prestazione notevole.
Il risultato è la conseguenza dell'aver migliorato i tempi di sollevamento dello specchio reflex. E' essenzialmente il frutto, cioè, di un aprezzabile intervento sulla meccanica della macchina.
Quanto agli aspetti eletronici del sistemaAF, constatiamo che è stato conservato il sensore CAM 246 già presente sulla F-90 e che è possibile una lettura con zona AF allargata oppure spot. Il sensore è sagomato a croce. E' sostanzialmente, ancora il sensore della F-90. Osserviamo a questo punto che quello della recente F-70, per qualche verso interpretata come sorellina minore, è viceversa più recente e più avanzato: 274 pixel.

IL FLASH



La Nikon F-90X non ha un flash eletronico incorporato e in questo si differenzia significativamente dalla F-70. In contemporanea con la presentazione della macchina è stato presentato anche un nuovo flash il Nikon SB-26, il lampeggiatore attualmente da considerare il modello di punta di casa Nikon.
E' caratterizzato da una completezza di funzioni stupefacente: oltre al funzionamento con lettura TTL-flash consente, con diffusore apposito, una copertura allargata fino a coprire l'inquadratura di un obiettivo da 18mm, permette lo slow-sync (sincro su tempi lenti) e la sincronizzazione sulla seconda tendina, il funzionamento stroboscopico programmabile, una speciale sincronizzazione FP con tempi di otturazione rapidi (il flash emette numerosissimi micro-lampi per simulare una lunga durata di erogazione). E' per di più sincronizabile, senza cavi, con altri lampeggiatori similari e sempre con mantenimento della funzione TTL-flash. La potenza è tale da consentire un numero guida 45.Qualcosa di più però, c'è:il flash SB-26 dispone anche di un tastino di commutazione insolito, sul frontale: consente di impostare un lieve ritardo di scatto nell'impulso di luce modulata che telecomanda i flash ausiliari (comandati senza cavi). A che serve? Semplice: è stato adottato per consentire al sistema TTL-flash della fotocamera di misurare e dosare ma, si noti, su comando esplicito del fotografo, la sola esposizione del flash principale installato sulla macchina senza tener conto del contributo degli altri flash intesi come luci di effetto. Non attivando il comutattore di ritardo, la F-90X consente invece un controllo ed un dosaggio globale, sempre in misurazione TTL-flash, di tutti i lampeggiatori attivati. 






LA MACCHINA IN DETTAGLIO


Ps: pulsante vari program; accanto c'è il tasto verde reset sulle funzioni base. Il simbolo del lampo indica il tasto che consente di impostare anche le sincronizzazioni Slow-Sync Rear.

Sotto all'interruttore generale c'è il pulsante scelta area AF. A lato, quello +/- di compensazione esposizione e quello di riavvolgimento.

Invariato il famoso innesto ottiche Nikon. Tappi di plastica coprono la presa PC (flash) e quella per collegarsi alla agenda elettronica. In basso, pulsante di sblocco ottiche e selettore modo AF.

L'impugnatuara di generose dimensioni ospita le batterie. Il bocchettone di innesto ottiche è di acciaio inossidabile; secondo la migliore tradizione della casa. Le notevoli dimensioni del pentaprisma non nascondono il flash (assente) ma sono detterminate dal progetto ottico, per un occulare a proiezzione molto arretrata, adatto anche a chi porta gli occhiali.

La F-90X a dorso aperto. Si vedono i contatti per il dorso datario.

Il dorso multifunzione MF-26, ampiamente programmabile. Applicato alla base della fotocamera si nota l'impugnatura MB-10 che consente: oltre che a ricevere le batterie di tipo AA oppure al litio, possiede anche un pulsante ausiliario per lo scatto in verticale.










L'articolo è tratto da una vecchia rivista dell'epoca dell'uscita della F-90X anno 1995
Le immagini sono di prprieta dell'autore e ne è vietato l'uso.

domenica 12 maggio 2019

LA MACRO FOTOGRAFIA


Il termine macrofotografia definisce l'insieme di procedimenti che consentono di ottenere immagini ingrandite di oggetti molto piccoli.
Queste tecniche, applicate nel setore naturalistico permettono di osservare e riprendere la natura nei suoi aspetti più intimi.
Per fotografare nel campo dell'ultra piccolo bisogna affrontare un gran numero di problematiche, come l'esposizione con il flash a breve distanza.
L'abilità e la disinvoltura nel compiere queste operazioni che all'inizio sembrano difficili, si sviluppa solo con la pratica e con qualche rullo sprecato; la microfotografia infatti è un settore molto uttile dal punto di vista didattico oltre che appassionante.






Alcune delle combinazioni possibili con il sistema macro Nikon



Obiettivo 20mm rovesciato e flash anulare



Con soffietto e 50mm


Con soffietto e 50mm rovesciato

Con 50mm e tubi di prolunga serie K





IL RAPPORTO DI RIPRODUZIONE (RR)

Per fare della macro di buon livello occorre un certo numero di accessori e una discreta padronanza della tecnica fotografica.
Prima di adentrarsi nella descrizione delle attrezzature bisogna definire un concetto fondamentale e cioè il raporto di riproduzione (RR).
Viene così chiamato il raporto matematico tra le dimensioni reali del soggetto e quelle della sua immagine sul piano pellicola.
Un rapporto di riproduzione di 1:1 (soggetto e immagine hanno la stessa grandezza), rappresenta già un ingrandimento considerevole.
Quando si stamperà o si proietterà l'immagine del soggetto questo sarà molto più grande che nella realtà.
Il rapporto di riproduzione dipende dalla focale dell'obiettivo e dalla distanza di messa a fuoco.
Per mettere a fuoco un soggetto vicino, come sappiamo, il gruppo ottico si deve allontanare dal piano della pellicola.
La minima distanza di messa a fuoco, è di circa 45cm dalla lente frontale.
Per ottenere ingrandimenti maggiori bisogna separare l'obiettivo dal corpo macchina utilizzando appositi accessori.


L'ANELLO DI INVERSIONE

ANELLO DI INVERSIONE NIKON BR2A

Con l'aumento dell'ingrandimento, non lo dimentichiamo, diminuisce anche la minima distanza di messa a fuoco: un grand'angolo montato su un soffietto esteso, il soggetto diventa nitido a pochi millimetri dalla lente frontale.
In queste condizioni illuminarlo bene diventa problematico ed è facile urtarlo durante l'operazione di messa a fuoco.
Per risolvere il problema, si puo ricorrere ad un anello di inversione, un accessorio semplice ma di grande utilità.
In macrofotografia è usato per risolvere alcuni problemi delle riprese fortemente ingrandite, come l'eccessiva vicinanza del soggetto alla lente frontale dell'obiettivo.
Questo accessorio serve per montare l'ottica in posizione capovolta cioè con la lente posteriore rivolta verso il soggetto; in queste condizioni, a parità di ingrandimento, aumenta la minima distanza di messa a fuoco.
L'invertitore è composto da un innesto maschio per fotocamera accoppiato ad un anello filettato.
La parte a vite si fissa sull'attacco filtri dell'obiettivo, l'altra su un tubo di prolunga o direttamente alla fotocamera.
Con l'obiettivo capovolto il problema maggiore consiste nella perdita dell'automatismo del diaframma; in questa posizione infatti viene a mancare il collegamento tra la fotocamera e la levetta che comanda l'apertura.
A questa operazione si dovrà provvedere manualmente un attimo prima dello scatto.



I TUBI DI PROLUNGA


Tubi di estensione k1-k2-k3-k4-k5

Tubo adattatore BR-3


Tubo adattatore E2

Tubo di estensione PK13


I tubi di prolunga (o anelli di estensione) sono semplici anelli metallici concepiti per essere interposti fra la fotocamera e l'obiettivo.

Servono per distanziare l'ottica dal piano pellicola, ovvero ad aumentare il tiraggio, così da ridurre la minima distanza di messa a fuoco dell'obiettivo e al tempo stesso aumentare il rapporto di riproduzione; per contro l'aumento del tiraggio rtende impossibile la messa a fuoco di un soggetto posto all'infinito.

In teoria per ottenere una foto ingrandita si potrebbe interporre tra la reflex e l'ottica un qualsiasi tubo, anche di cartone,  annerito all'interno per evitare riflessioni e conseguenti cadute di nitidezza.

In pratica, per problemi connessi alla stabilità degli innesti con il bocchettone porta ottiche della fotocamera e quello con l'obiettivo ( oltre all'impossibilità di trasmettere l'automatismo del diaframma al momento dello scatto), è preferibile orientarsi sui numerosi modelli industriali in metallo.


LE LENTI ADIZIONALI





Nikon close-up da N°0=0,7x da N°1=1,5x da N°2=3x sono indicate per obiettivi Micro di diametro filtri 52mm

La lente adizionale è semplice da usare: si avvita in un attimo davanti all'obiettivo, sulla filettatura per i filtri, e ne riduce la distanza di messa a fuoco in misura tanto maggiore quanto più è elevato il suo potere districo.
Naturalmente si viene a perdere la messa a fuoco sull'infinito.
Le più diffuse e consigliabili sono quelle con potere diotrico che va da +1 a +3.
Usando più lenti insieme, il loro potere diotrico si somma.
E allora, le lenti addizionali sono una mano santa per la macro e le riproduzioni? 
Non propriamente: per aplicazioni così specifiche, in particolare nel caso si desideri raggiungere rapporti di ingrandimento elevati, possono non portare a risultati del tutto soddisfacenti.
Le lenti close-up sono afflitte da difetti di aberrazione ( sferica e cromatica ), che si fanno via via più rilevanti con l'aumentare del potere diottrico.
Oltre a ciò, la lente costituisce pur sempre una superficie aria-vetro in più che i raggi di luce debbono attraversare.
Tutti questi fattori hanno influenza  sulle immagini, che ne risentiranno sotto forma di perdita di nitidezza, specie hai bordi del fotogramma, nonché di una generale diminuzione del contrasto.
Tali considerazioni, senza nulla togliere alla validità di questi accessori, ne rendono comunque sconsigliabile un uso esasperato, nonché l'abbinamento con ottiche zoom ( soprattutto quelli che portano da una focale grandangolare), che avendo di per sé schemi ottici abbastanza critici, soffriranno più delle focali fisse la presenza di un "vetro" aggiunto.
Nessun problema invece con l'esposizione: al contrario di quanto si verifica adoperando accessori come tubi di prolunga o soffietti, le addizionali non modificano la quantità di luce che raggiunge la pellicola.



IL SOFFIETTO





Un soffietto va considerato come un tubo di prolunga la cui misura può essere regolata in modo continuo e, intuibilmente, all'interno di un valore minimo ed uno massimo.
Il soffietto si monta direttamente sul bocchettone portaottiche della fotocamera, tramite un attacco identico a quello degli obiettivi.
Dal lato opposto dell'accessorio si trova invece l'innesto femmina, destinato ad ospitare l'obiettivo di ripresa.
La variazione dell'allungamento avviene grazie ad una slitta lungo la quale le piastre porta-innesto possono scorrere, aumentando o riducendo la distanza che separa l'ottica dal corpo macchina.
Con l'ottica montata su soffietto, la messa a fuoco dell'immagine può essere effettuata entro certi limiti agendo direttamente su l'obiettivo, o, se si fotografa con forti ingrandimenti, intervenendo sulla variazione dell'allungamento; in realtà però, in quest'ultimo caso, si varia anche il rapporto di riproduzione (RR).
Per tale ragione esistono soffietti dotati di doppia slitta: mediante la principale si regola l'allungamento, e quindi il rappoeto d'ingrandimento, sul valore desiderato; si ricorre poi alla slitta secondaria, lungo la quale si muove solidale l'intero sistema fotocamera- soffietto, per mettere a fuoco l'immagine.


Cala la luce...


Dato che la luminosità di un obiettivo dipende dal rapporto fra diametro del diaframma e distanza focale, è evidente che se aumenta il valore di tale distanza, la luminosita diminuisce.
La conseguenza è che quandosi madopera un'ottica su soffietto i valori di apertura riportati sulla ghiera dei diaframmi non fanno più fede, e di conseguenza l'esposizione va compensata.
In linea di massima si deve tener presente che quando si arriva al rapporto di riproduzione 1:1 si perdono un paio di diaframmi di luminosità.
Con il soffietto si conserva la lettura TTL dell'esposizione, e questo è un bel vantaggio.
Nella maggior parte dei casi viene conservata anche la trasmissione automatica del diaframma, e dunque la misurazione della luce a tutta apertura, tramite un rinvio del meccanismo del simulatore.
Ma anche se si perde l'automatismo del diaframma - cosa che avviene, ad esempio, se si monta l'ottica rovesciata tramite un anello di inversione, per aumentare il potere di ingrandimento - resta sempre la possibilità di operare in stop-down; sempre che l'esposimetro reagisca ai bassi livelli di illuminazione che si raggiungono con questa procedura.....
Ma proprio a causa della forte perdita di luminosità che si verifica quando si conseguono forti ingrandimenti (maggiori di 1:1), fotografando con il soffietto si adopera spessissimo il flash, per cui per il calcolo dell'esposizione ci si affida più al numero guida del flash (oppure all'automatismo TTL della fotocamera) che all'esposimetro incorporato.



Gli articoli sono tratti da riviste originali dell'epoca
Le fotografie sono di proprietà dell'autore del blog

sabato 11 maggio 2019

NIKON F-801s

NKON F-801S e NKON F801 
Quale differenza?

Le due macchine a confronto.


LETTURA SPOT

Con l'uscita della F801s cogliamo l'occasione per descrivere, in pratica, il funzionamento delle due modifiche apportate al vecchio modello F801.
Esteticamente le due macchine non presentano alcuna differenza e sono identiche anche nelle caratteristiche tecniche.
L'unica differenza è costituita da due nuove funzioni, segnalate nei due display della F801s: la possibilita della lettura SPOT del'esposimetro ed il cosiddetto Focus Tracking grazie al quale sono assicurate immagini perfettamente a fuoco anche per soggetti in rapido movimento.
Ma che cos'è in due parole questa funzione? Si dice lettura SPOT quella in cui l'esposimetro analizza la luce solo in una picolissima area centrale del campo inquadrato. Le luci presenti nelle altre zone del fotogramma non vengono considerate, poiche potrebbero falsare la misurazione.
 Lo SPOT può essere usato sia per fotografare "al volo" con il soggetto al centro del fotogramma, che componendo l'immagine in maniera diversa.
In questo caso la prima operazione consiste nell'inquadrare il soggetto al centro del mirino, bloccare poi la misurazione con il pulsante AE-LOCK, ricomporre l'immagine ed infine scattare.
Se non possedete una fotocamera dotata di SPOT comunque, niente paura.
Questa funzione oltre a non essere una novità, non è l'unico rimedio per realizzare fotografie in condizioni di liuce difficile.


FOCUS TRACKING

Questo particolare tipo di autofocus, è studiato per riprendere soggetti in rapido movimento, e si dice utile nella fotografia sportiva e d'azione.
Fotografare, ad esempio, un'automobile che si sposta velocemente nella nostra direzione, potrebbe essere un'impresa difficile anche per il più veloce degli autofocus e dopo lo sviluppo della pellicola potremo trovarci di fronte a delle immagini sfocate.
Il ritardo tra l'operazione di messa a fuoco e l'appertura dell'otturatore, potrebbe essere la causa di questo inconveniente.
Infatti se durante questo lasso di tempo in cui lo specchio si alza e l'otturatore si apre, il soggetto si è spostato avvicinandosi ulteriormente a noi, la fotografia risulterà sfocata.
Per aggirare l'ostacolo, il sistema (FT) calcola la velocità del soggetto e posiziona la messa a fuoco nel punto dove esso si troverà nell'effettivo istante dello scatto.
Questo sistema può essere utile in alcuni casi, specie nelle situazione dove il controllo del fuoco in manuale sarebbe comunque un'operazione troppo lenta.

I due corpi macchina esteticamente sono identici.

L'unica differenza esterna tra la Nikon F801 e la F801s è nel display nel quale è stato aggiunto il segnale SPOT.

























Fotografie di proprietà dell'autore, vietato l'uso e la divulgazione senza autorizzazione.
L'articolo è stato tratto da rivista di fotografia dell'epoca quando fu presentata la nuova macchina.